mercoledì 20 maggio 2009

Recensione mio Libro su L'Avanti







“L’anti-Welby”
di Gilbertini DI ANDREA CAMAIORA



Mercoledì 20 Maggio 2009 15:08

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La
morte è la protagonista dell’ultimo libro di Giorgio Gibertini, dal titolo
“L’amico con la elle maiuscola” (Fede&Cultura, 8 euro).
Già,
la morte. Ma non è un libro macabro. È semplicemente un libro pervaso da
tristezza che ha per coprotagonisti la voglia di vivere, l’amicizia e l’amore.
Con ironia e semplicità Gibertini scrive in un italiano moderno e immediato. Ma
non per questo illetterato. Anzi, rivela un animo di intellettuale non comune
con una delle più opportune e belle citazioni dai “Promessi Sposi” di Alessandro
Manzoni. Per intenderci, quel Manzoni che si legge a scuola e poi si dimentica.
I
protagonisti del racconto firmato da Jolly Gibertini fanno i conti con la Sla,
la terribile sclerosi laterale amiotrofica, di cui descrive i sintomi,
sconosciuti ai più. Dalla prima pagina - che si apre con la figura pelosa di
Ezechiele - il libro non smette di stupire e sa tenere col fiato sospeso e gli
occhi lucidi. Il profumo di sigari e le spiagge di Fortaleza lasciano presto
spazio ai confetti delle visite in ospedale e alla presa di coscienza più dura
da ascoltare: “Sto morendo”.
Francesco, malato di Sla, affronta il mistero della morte con
coraggio e serenità. Francesco è colui che, di fronte all’identico dramma
vissuto da Piergiorgio Welby, sceglie la strada opposta. Si chiede Francesco: “E
che devo fare, uccidermi, chiederti di uccidermi portandomi lassù in collina e
iniettandomi l’insulina, finché non mi vedi rantolare nel prato e poi morire?
No, la Sla mi dà la possibilità di vivere questi ultimi momenti (…)”.
L’opera di Gibertini non ha la presunzione di insegnare niente a
nessuno, ma è una grande testimonianza di amore per la vita. Lo ha capito anche
Giorgia Meloni, che firma l’introduzione al libro anche se sceglie di citare in
modo discutibile una celebre frase tratta da un film cult come “L’attimo
fuggente”
. La verità sulle pagine scritte da Gibertini è una sola: “L’amico
con la elle maiuscola” è - come ha osservato nella prefazione don Giovanni
D’Ercole - un meraviglioso “contributo al Vangelo della Vita”.
 

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