Il nostro caos calmo
Come partoriamo la lista pazza per la vita
Primo magico errore. Ieri abbiamo pubblicato in prima pagina l’assegno milionario (in lire) con l’intestazione sbagliata a una vecchia società. Corretto rapidamente. I soldi versati per promuovere la lista pazza andranno come da regola a un conto dell’Associazione per la difesa della vita presieduta e legalmente rappresentata da Giuliano Ferrara. Chi controlla la contabilità è il giovane commercialista Stefano Papisca, non Papista ma Papisca. Abbiamo dato il numero di conto 101000, con Cab e Abi, ma molti vogliono l’Iban, e allora eccolo, il numerone: IT77V0103003200000010100000. Ma secondo voi, con questo popò di numero per il bonifico, arriverà mai una volenterosa lira alla Filiale romana di Montepaschi? Boh. Il dottor Di Nunzio, compagno di scuola del direttore, dubita. Ma è un pessimista. Comunque, se intendete versare, quello è il numero.
Il 29 febbraio bisogna presentare il contrassegno al Ministero dell’Interno, con tutti i crismi (carta patinata eccetera). Pronto. Il programma elettorale e di governo. Pronto e snello come il direttore. Lo pubblichiamo domenica nel Fogliuzzo. Poi ci vuole l’indicazione del capo del partito: sempre la solita persona. Poi, oltre ad altri ammennicoli vari, ci va la lista autenticata degli incaricati di presentare le liste in 26 circoscrizioni per la Camera e in 19 regioni per il Senato (Lombardia esclusa, cadeau a Formigoni): un titolare e un supplente. Ci abbiamo lavorato una giornata con Lorenzo Schoepflin, fantastico volontario venuto da Arezzo, e Giorgio Gibertini, formidabile organizzatore e leader pro vita da anni. E’ quasi pronta. Il 9 e il 10 di marzo gli incaricati, riforniti di un faldone contenente le liste e i documenti accessori, che sono tanti, dovranno presentarsi, se non se ne dimenticano, agli uffici elettorali presso le Corti d’appello o i Tribunali e far iscrivere le liste nella competizione elettorale del 13 e 14 aprile. Così avremo candidati e simbolo di lista ovunque in Italia. Un sogno o un vaneggiamento a portata di mano.
Ma per presentare i candidati ci vogliono i candidati, pare. E questo è già più complicato, ma fattibile. Faremo una lista nazionale per la Camera e una per il Senato con alcuni nomi che ripresenteremo ovunque. Poi elencheremo nomi di circoscrizione e, per il Senato, regione per regione. Fino a superare il minimo di legge, senza eccedere oltre il massimo. Cartesiano. Poi convocheremo a Roma i candidati e gli faremo riempire, con l’aiuto di uno o più notai autenticatori, moduli che ieri abbiamo mandato in stampa: è l’accettazione della candidatura. Corredata poi dai certificati elettorali dei candidati, per verificare che abbiano il diritto elettorale attivo e passivo. A quel punto avremo le liste dei candidati, e dovremo ulteriormente corredarle (che verbo uggioso) di dichiarazioni di presentazione delle liste e di altri ammennicoli. I faldoni con le liste, posto che non si perdano in qualche cassetto, finiranno agli uffici elettorali fieramente presentati dagli incaricati suddetti in tempo utile per fare la gara, con il sorriso sulle labbra.
Intanto arrivano buone notizie. La senatrice Binetti, pro life, con la Anna Finocchiaro ha impegnato il Pd a “un tagliando della 194” perché sia davvero una “legge di tutela della maternità”. Panorama ha in copertina le storie di aiuto alla vita del centro Mangiagalli creato dalla nostra capolista Paola Marozzi Bonzi. A Matrix mercoledì sera buoni ascolti e interesse. Stasera a Milano per le Invasioni barbariche della Daria Bignardi. Il fervore di lettere e telefonate e offerte di collaborazione è pazzesco. Regolarlo, rispondere a tutti è faticoso ma bello. Forse la lista pazza serve.
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